Risvegliare la motivazione interiore negli atleti
Eventi
22/9/2025
Cosa distingue un buon allenatore da un grande allenatore? Non le frasi motivazionali urlate a bordo campo, ma la capacità di far emergere la forza interiore dell’atleta con le domande giuste. Scopri come trasformare la fatica in consapevolezza e custodire la scintilla che rende ogni atleta unico.

Quando la fatica diventa una domanda

C’è un momento, in ogni allenamento, in cui la fatica sembra più grande della voglia.

Il respiro è corto.
Le gambe pesano
La mente sussurra: “Perché dovrei continuare?”

In quell’istante, il ruolo del tecnico può fare la differenza. Può scegliere di spingere con frasi facili – “Forza, stringi i denti!” – oppure fermarsi, guardare l’atleta negli occhi e chiedere:

“Cosa ti muove davvero?”

È lì che comincia il vero lavoro del Coach…

Non risposte, ma domande

I grandi maestri lo sapevano bene.

  • Socrate non trasmetteva verità già pronte, ma le faceva nascere con le domande giuste.
  • Carl Rogers ci ha ricordato che ogni persona cresce davvero solo quando si sente ascoltata, non giudicata.
  • Timothy Gallwey, con l’Inner Game, ha portato questa filosofia nello sport: “Il peggior avversario è la voce dentro di noi che ci limita.”

Il tecnico che abbraccia questa visione non impone motivazione dall’alto: la fa emergere.

Spinta o forza? La differenza che cambia tutto

Chiunque può motivare con premi, punizioni o pressioni. Ma quella è una spinta esterna, fragile e temporanea.
La forza interiore, invece, nasce quando l’atleta scopre il suo “perché”: la passione, la voglia di superarsi, l’orgoglio di sentirsi parte di una squadra.

Quando questo accade, l’atleta non si allena più “perché deve”, ma perché vuole.
E allora la fatica non è più un peso, ma un passaggio verso la crescita.

Il potere delle piccole domande

Allenare con approccio maieutico non significa fare discorsi infiniti. Significa inserire piccole scintille dentro la routine quotidiana:

  • Invece di dire “Devi impegnarti di più”, chiedi: “Cosa ti ha dato soddisfazione oggi?”
  • Invece di correggere solo l’errore, prova a dire: “Che cosa hai imparato da quell’azione?”
  • Invece di fissare solo tempi e punteggi, chiedi: “Qual è la tua sfida personale per il prossimo mese?”

Sono domande semplici, ma capaci di spostare il baricentro dall’esterno all’interno.

Tecnici IPA: più che allenatori

Chi guida giovani atleti IPA non ha solo il compito di insegnare tecnica e disciplina. Ha una responsabilità più grande: formare persone consapevoli, resilienti, capaci di affrontare le sfide della vita con lo stesso coraggio con cui affrontano una gara.

E questo non nasce da schede di allenamento perfette, ma dalla capacità di custodire la scintilla che ogni ragazzo porta dentro.

Un’eredità che resta

Forse un giorno quei giovani atleti non ricorderanno esattamente quante ripetute hanno fatto, né i dettagli di una singola partita. Ma ricorderanno le tue domande. Ricorderanno il momento in cui, invece di dirgli cosa fare, li hai aiutati a scoprire perché lo facevano.

E quella consapevolezza sarà il motore che li accompagnerà molto oltre lo sport.

Un allenatore non accende fuochi destinati a spegnersi. Un allenatore custodisce la scintilla che già arde, e insegna a trasformarla in fiamma.

Call to action

E tu, che tipo di tecnico sei?
Quello che spinge dall’esterno o quello che risveglia la forza interiore?
La differenza tra un buon allenatore e un grande allenatore è tutta qui: nel custodire la scintilla.
In quale categoria vuoi stare?

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